Vieste: La Necropoli

La necropoli La Salata, in Vieste, nasce come necropoli paleocristiana e viene fatta risalire al periodo che va dal tardo all'alto Medioevo, periodo in cui si diffuse il Cristianesimo. Le necropoli venivano costruite lontano dai centri abitati ed in particolare scavate nella roccia calcarea, per questo detti IPOGEI. La Salata deve il suo nome ad un ruscello che l'attraversa, il quale ha le acque leggermente salmastre. Questo è alimentato da numerosi fiumi sotterranei che si formano dalle acque reflue provenienti dal sub Appennino Dauno. La necropoli si estende per circa 6000 mq ed è costituita da 8 ipogei (grotte scavate nella roccia calcarea). Nella parte più alta troviamo gli Ipogei A e B, i quali, molto probabilmente avevano due ingressi (DROMOI) separati. Solo nell'ipogeo B si distingue ancora bene il DROMOS, dove all'entrata è presente, scavato nella roccia, un piccolo avvallamento il cui utilizzo, si pensa, fosse destinato al sacrificio oppure al lavaggio delle mani prima di entrare nel sepolcro. L'ipogeo A, è caratterizzato dalla presenza di tombe ad arcosolio, a sepoltura multipla, e da tombe terragne, a sepoltura singola. E' rilevabile al suo interno la presenza di pilastri, alcuni dei quali si pensa siano stati abbattuti dai pastori per ricavare più spazio per i propri animali. In alcuni dei pilastri restanti, si possono notare delle nicchie che molto probabilmente dovevano essere servite per poggiare lucernari oppure per offerte votive. Nell'ipogeo A si può inoltre notare l'unico esemplare di tomba a baldacchino (simili sono state ritrovate nella necropoli di Montepucci a Peschici). Forse realizzata per la sepoltura di esponenti di una qualche famiglia nobile del posto. Di questa tomba è stata asportata la parte anteriore che doveva essere quella adibita alla sepoltura o con funzione di altare. Già in questi primi due ipogei quello che salta subito all'occhio è il disordine con cui sono avvenuti gli scavi delle varie tombe. Non è possibile paragonare questa necropoli alle catacombe romane proprio a causa del disordine delle sepolture, a meno che alcune di queste tombe siano state scavate in epoche successive e quindi non ad opera dei cristiani. La struttura originaria della necropoli è stata alterata dagli uomini con il passare del tempo, infatti non sono stati ritrovati simboli della cristianità o iscrizioni di qualsiasi genere, inoltre in entrambi gli ipogei si possono notare dei canali scavati lungo l'ingresso per il reflusso di acque, forse ad opera dei pastori. Un altro particolare che si può notare in entrambi gli ipogei, è la dimensione delle tombe, molto piccola, tanto da far pensare a persone la cui altezza non superasse il metro e cinquanta. Poco distante troviamo l'ipogeo C, in cui risulta evidente il DROMOS, caratterizzato dalla presenza di numuliti. Questi sono fossili di conchiglie, il che sta a dimostrare che la roccia calcarea che costituisce il dromos, doveva trovarsi sotto il livello del mare. Si pensa che questo ipogeo sia stato abbandonato prima di essere ultimato, proprio a causa della friabilità delle pareti, formate da numuliti. Proseguendo, lungo un sentiero, si incontra ancora una piccola grotta, l'ipogeo D, in cui si possono intravedere due arcosolia, questa è l'unica tomba con l'entrata ancora intatta, si vedono finanche i buchi ove dovevano trovarsi i cardini della porta. A circa 10 mt. si trova un complesso formato da due ipogei intercomunicanti, il primo è l'ipogeo E, parzialmente crollato anche qui a causa dei numuliti, e della friabilità della roccia. E' possibile però ancora intravedere tombe parietali e varie nicchie per i lucernari. Più in basso si trova l'ipogeo F, dove si può notare un pilastro centrale e numerose tombe. L'ipogeo F è fatto risalire intorno al VI secolo per via delle dimensioni delle tombe, a differenza delle precedenti, sono più lunghe, il che fa pensare ad epoche successive in quanto l'uomo con il passare del tempo avrebbe subito un aumento delle dimensioni del suo corpo. Qui inoltre è possibile, notare ancora i bordi delle tombe, dove poggiavano le lastre sepolcrali. Proseguendo verso il complesso cimiteriale maggiore, si costeggia il ruscello che ha dato il nome alla necropoli, anche qui è possibile scorgere a pelo d'acqua delle tombe parietali, realizzate sicuramente prima della formazione del ruscello, dovuta molto probabilmente alle frequenti mutazioni ambientali che sconvolsero l'intero Gargano. Gli ipogei G ed H, si trovano in una grande grotta, dove oltre a loculi sparsi un pò dappertutto, ci sono anche alcuni arcosolia contornati da tombe in bell'ordine sia parietali che terragne. In questa grotta c'è l'unica tomba, in tutta la necropoli, con arcosolia ancora intatto. Il fatto che vi sia la presenza di molti loculi, fa pensare alla sepoltura di bambini oppure di ceneri, infatti questo ultimo tipo di sepoltura veniva usata durante i periodi di malaria e pestilenze. Nella grotta è possibile vedere sparsi, frammenti di lastre sepolcrali in terracotta, alcuni dei quali sono fatti risalire al neolitico, inoltre sono visibili delle sepolture terragne risalenti al periodo longobardo. Infine qualche curiosità: le sepolture avvenivano in modo semplice e sobrio, in alcuni casi sono stati ritrovati dei piattini di terracotta, all'altezza del capo del defunto, contenenti monete, si pensa per il riscatto nell'aldilà; Tutte le tombe, erano sigillate con lastre di terracotta, e tutt'ora ne vengono rinvenuti frammenti nelle campagne viestane.