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Il Santuario di Santa Maria di Merino, artisticamente e architettonicamente povero, custodisce la ricchezza del popolo di Vieste. E' un monumento alla fede, alla pietà mariana, alla cultura viestana. Si presenta alla vista come un manufatto rurale, massiccio, tozzo, tipico mediterraneo, senza una linea architettonica, simile alle masserie imponenti ed alle torri che lo circondano. La sua data di costruzione non è univoca, come testimonia la struttura nel suo complesso. Vari interventi in epoche diverse ne hanno allungato la forma. La parte centrale è la più antica (sec. XI-XII) e si innesta su residui muri a faccia vista della villa romana. Le altre tre cappelle sono state costruite a cominciare dal 1831 - 1861 al 1909, così come indicato nell'interno. La presenza di un Santuario in questo luogo rimane a testimoniare la storia del popolo Marinese, che ha abitato la villa romana dal I secolo di Cristo al X secolo, facendo fiorire con il lavoro la terra ed illuminando con la fede il cammino. Della villa romana il Santuario occupa il cuore, la parte abitativa patronale, ed è circondato dai resti archeologici. Il popolo Marinese, confluito nella città fortificata di Vieste alla fine del X secolo, ha lasciato questo segno a perenne memoria e quivi si riversa in massa da Vieste ogni anno nel giorno della festa patronale (9 maggio). La cronaca del Santuario annovera due storici avvenimenti che lo illustrano: 1) il martirio di San Marino, monaco eremita, veneto, maestro di San Romualdo fondatore dei Camaldolesi, pellegrino al Monte Gargano, ucciso qui dai Saraceni in odio al nome di Cristo, il 6 agosto del 988; 2) la discreta ospitalità offerta a San Pietro Celestino, già papa Cestino V, approdato naufrago sulla spiaggia di Scialmarino di fronte al Santuario nel suo secondo tentativo di raggiungere la costa dalmata in cerca di solitudine eremitica e di pace in quella regione. Qui fu riconosciuto dopo alcuni giorni (10 maggio 1295) dall'approdo e portato ad Anagni, prigioniero di Bonifacio VIII. |